Il salone del Museo Diocesano ha ospitato la presentazione del libro C’era una volta una pietra – Librino tra presente e passato, realizzato dal Centro Territoriale Permanente n.4 con sede di coordinamento presso l’I.C. Pestalozzi di Catania in rete con il Circolo Didattico “P.A. Coppola” e l’I.C. “A. Musco”, nell’ambito del progetto scolastico “C’era una volta una pietra” autorizzato dall’Assessorato Regionale Beni Culturali Ambientali e Pubblica Istruzione, finalizzato alla valorizzazione e fruizione dei beni culturali e territoriali.
Al progetto hanno partecipato i docenti delle tre istituzioni scolastiche coinvolte e anche un gruppo di abitanti del territorio, coadiuvati dall’architetto Emilia Rejna. La pubblicazione è frutto di un attento studio sulla zona di Librino e in particolare di quelle opere della cosiddetta archeologia minore, le masserie rurali che costituiscono un vero e proprio patrimonio di un passato non molto lontano e per tanti versi dimenticato: monumenti e resti architettonici che spesso versano in uno stato di incuria o di degrado e che tuttavia rappresentano un patrimonio dei cittadini e anche un fiore all’occhiello di un territorio come quello di Librino spesso liquidato come “quartiere out“, privo di storia e di ricchezza culturale e umana e del quale si continua sempre a parlare in termini di degrado sociale, culturale e ambientale.
Il Dirigente Scolastico dell’I.C. Pestalozzi, dott. Santo Molino, ha dato il benvenuto agli ospiti politici, a tutti i partecipanti al progetto e a coloro che sono intervenuti come semplici spettatori, illustrando le linee guida del progetto e le motivazioni che hanno spinto le istituzioni scolastiche a promuovere questa importante operazione culturale.
Dopo la breve introduzione è stato il momento di un intervento musicale del coro da camera della scuola secondaria di primo grado dell’I.C. Pestalozzi diretto dal prof. Gaetano Sferro, che ha proposto cinque brani particolarmente apprezzati non solo dall’intero pubblico ma anche dagli ospiti che subito dopo hanno preso la parola che non hanno mancato di palesare il loro apprezzamento.
L’assessore alla Pubblica istruzione Giuseppe Maimone, infatti, ha sottolineato come tutte le attività scolastiche, da quelle di ricerca a quelle musicali, abbiano un’enorme valenza educativa e al contempo ha sottolineato l’importanza del ruolo e della professionalità del docente, una figura purtoppo spesso sminuita nel corso di questi ultimi tempi dai mezzi di comunicazione di massa che nel segnalare – pur giustamente – i negativi fatti di cronaca che hanno coinvolto alcuni insegnanti tuttavia hanno messo in ombra l’opera continua, assidua e altamente qualificata sia dal punto di vista professionale che da quello umano di tantissimi docenti che giorno dopo giorno con serietà profondono il loro impegno nelle più disparate condizioni sociali spesso senza ricevere concreti apprezzamenti. L’assessore ha sottolineato altresì l’urgenza di un più stretto collegamento fra la scuola e la famiglia, per stringere un patto cooperativo sempre più concreto e che soprattutto dia grande fiducia al docente, che ogni giorno, proprio come il direttore nella realtà del coro, guida degli individui con le loro peculiari caratteristiche nella collettività.
La parola è passata quindi all’onorevole Enzo Bianco che ha proposto una sua memoria storica del territorio di Librino e delle masserie in esso presenti, illustrando la metamorfosi di un territorio rurale che nel corso degli ultimi quarant’anni si è progressivamente urbanizzato con i problemi connessi alla nascita e allo sviluppo di una nuova zona. Nel suo breve intervento il Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato ha sottolineato la necessità della rivalutazione del territorio di appartenenza come elemento coesivo che permetta alla popolazione di risalire e superare le avversità: in questo senso un progetto come quello presentato nel volumetto C’era una volta una pietra acquista un altissimo valore non solo culturale ma anche sociale; Librino è un territorio di che si è sviluppato in tempi rapidissimi e in grande fretta ha cambiato la sua fiisonomia; è un territorio senza una storia come quella che può vantare il centro della città di Catania, tuttavia la conoscenza e la riqualificazione di un passato non remoto ma già spesso dimenticato o ignorato può consentire all’area di Librino di risalire e trovare la forza per un’identità culturale che è alla base di ogni sviluppo sociale.
Estremamente toccante poi la testimonianza del prof. Rosario Portale, referente del progetto per l’I.C. Pestalozzi, che prendendo le mosse da quanto già esposto, con estrema sincerità e coerenza ha ulteriormente ribadito che quest’esperienza – come in ogni caso il lavoro quotidiano di migliaia di docenti “seri” – è l’ulteriore conferma della presenza di “anticorpi” all’interno dell’organismo della scuola che riescono con impegno e sane attività a combattere e vincere gli episodi di negatività presenti nel mondo dell’istruzione che vengono puntualmente amplificati dai mass-media. In particolare i docenti che operano in un territorio come quello di Librino manifestano una vera e propria mission educativa ma soprattutto umana e sociale nel concreto obiettivo di costruire attraverso la cultura una situazione migliore: se è vero che Librino è un territorio senza passato, o comunque con un passato brevissimo, sicuramente merita un futuro.
Terminati i primi interventi, l’architetto Emilia Rejna ha illustrato con la proiezione di mappe, fotografie e video, la situazione del territorio e l’inglobamento delle masserie all’interno del piano di zona di Librino, il grande insediamento urbanistico nato dalle linee di espansione indicate dal P.R.G. della città di Catania redatto da Luigi Piccinato nel 1964 e progettato nel 1972 da Kenzo Tange, il celebre architetto giapponese scomparso nel 2005, appartenente a quel gruppo cosmopolita che sin dagli anni ’60 si era occupato, in modo innovativo, del problema di conciliazione tra antico e moderno. Si è sottolineata poi l’importanza della S.T.A. Progetti di Catania, diretta dall’ing. Francesco Lo Giudice, che con la variante del 1979 al Progetto Librino ha reso possibile l’inglobamento delle “masserie storiche” all’interno del nuovo tessuto urbanistico che si andava estendendo rapidamente e che non poteva quindi prescindere dalle testimonianze della precedente presenza dell’uomo in questo territorio.
La docente coordinatrice del progetto Rosa Platania dell’I.C. Pestalozzi ha dato rilievo poi all’apporto dei destinatari e protagonisti del progetto, i corsisti che hanno dato vita assieme ai docenti a questo progetto di valorizzazione e fruizione dei beni culturali e territoriali; a ognuno è stato consegnato un attestato di partecipazione consegnato dalla dirigente Cristina Cascio dell’I.C. Musco che in un breve intervento ha rimarcato la necessità di non cedere al luogo comune del “quartiere ghetto”: Librino è un luogo dove la gente lavora giorno dopo giorno per la crescita generale e per il miglioramento delle condizioni e della qualità della vita; rilevante inoltre la proposta dell’organizzazione di visite guidate alle mete illustrate nel libro che potrebbero sicuramente contribuire non solo alla conoscenza del territorio ma anche alla complessiva rivalutazione del quartiere.