Scuola Primaria

Il sacco che canta

il-sacco-che-canta-1Nell’ambito del laboratorio di “Arti espressive integrate” della scuola primaria, i docenti Sara Bartolino, Agata Comis e Giuseppe Enrico Giunta hanno realizzato con gli alunni una fiaba musicale dal titolo “Il sacco che canta”, scritta da un autorevole didatta della musica contemporaneo, lo spagnolo Miguel A. Martin Lladò e adattata per l’occasione dal prof. Giuseppe Enrico Giunta.

La fiaba è stata interamente rappresentata dai bambini che cimentandosi come attori, cantanti, strumentisti e rumoristi hanno narrato la storia del “sacco che canta” sottolineando in musica ogni momento dell’azione scenica. Lo spettacolo è andato in scena il 23 maggio 2007 e oggi è disponibile in video sul sito della Pestalozzi.

Alla scoperta di Catania

Progetto delle Classi Terze del Plesso Centrale della Scuola Primaria

Testi e raccolta fotografica a cura degli alunni e degli insegnanti delle classi terze della scuola primaria – Plesso Centrale – I.C. Pestalozzi, Catania.

 

Il simbolo di CataniaSembra che l’uomo sia apparso in Sicilia nel periodo paleolitico, circa un milione di anni fa.

Il nome Catania deriva dal siculo Katane, che significa grattugia, vocabolo che esprime l’aspetto tipico del terreno lavico su cui sorge.

La storia ci insegna che alla nostra città si è tentato di cambiare il nome almeno tre volte.

L'Etna in eruzione

Per i colonizzatori greci si chiamò Katane, ma il tiranno siracusano Ierone I nel 476 a. C. , non solo la distrusse ma le cambiò il nome, chiamandola Etna. Quando morì, i catanesi, riconquistarono e riedificarono la loro città e le ridiedero il vecchio nome. Dal X secolo in poi, Catania, ha mantenuto il suo glorioso nome.

Nel corso dei secoli, Catania, è passata attraverso notevoli vicende: distrutta da terremoti, guerre e sepolta dalla lava. La prima distruzione, come detto, avviene nel 476 a.C. ad opera del tiranno Ierone I.

La natura ha voluto anch’essa gravare la mano su Catania e non una volta sola. La seconda distruzione è infatti dovuta all’eruzione dell’Etna del 121 a.C..Questa distruzione è legata ad una delle leggende più belle catanesi, riguardante “ i pii fratelli Anfinomo e Anapia, che portarono in salvo i loro genitori, caricandoseli sulle spalle, mentre la lava si apriva riverente al loro passaggio.

La terza distruzione della città avvenne nel 1169, quando un terribile terremoto demolì buona parte della Sicilia, radendo al suolo anche Catania.

Nel 1194, per la quarta volta, Catania fu distrutta dall’ imperatore Enrico VI, figlio del Barbarossa, che volle vendicarsi dei catanesi poiché avevano dimostrato lealtà alla dinastia normanna.

Castello UrsinoLa quinta distruzione di Catania si deve all’ira di un altro imperatore. Nel 1232 Federico II di Svevia, ordinò la distruzione della nostra città, per punire i catanesi del tentativo di adesione alla lega delle città guelfe.

L’11 marzo del 1669 l’Etna si squarciò e un’immensa colata lavica rotolò per le pendici del vulcano e raggiunse nel giro di due mesi la città, precipitando in mare.

Ma la distruzione più grave di tutte è la settima, dovuta all’immane terremoto dell’11 gennaio del 1693, che mutò completamente il volto di Catania, dandole quell’aspetto di città barocca e settecentesca che tutt’oggi la caratterizzano nella sua parte più antica.

Il Duomo di Catania

L’ottava e la nona distruzione sono avvenute l’una nel 1818, per un altro grave terremoto e l’altra nel 1943 per gli eventi bellici della seconda guerra mondiale. Ma l’operosità, la vivacità e il dinamismo dei catanesi ha sempre fatto rifiorire Catania dalle sue ceneri, tanto che sotto l’orologio settecentesco di porta Garibaldi si legge scritto “ Melior de cinere surgo” che vuol dire “ Risorgo sempre più fiorente dalle mie ceneri”.